In Italia, l’inesorabile caduta del Movimento 5 Stelle

In Italia, l’inesorabile caduta del Movimento 5 Stelle

È ancora possibile salvare i “5 stelle”, o il movimento è destinato, nel breve termine, alla scomparsa? Lunedì 27 giugno il fondatore del movimento “antisistema”Beppe Grillo, assente da mesi dalla scena politica italiana, è venuto a Roma per cercare di rimobilitare le truppe che gli sono rimaste. Nella comodità del suo solito hotel di lusso, con boiserie e vista mozzafiato sul forum, ha parlato per più di tre ore con l’attuale leader del Movimento 5 stelle (M5S), Giuseppe Conte, poi con i parlamentari del festa.

Nessun annuncio clamoroso è filtrato. Si è appena accennato ad una possibile apertura di Beppe Grillo sulla questione del terzo mandato, che dovrebbe essere un punto intangibile del programma del M5S – secondo gli statuti del movimento, i parlamentari del movimento avendo svolto due mandati non hanno più il diritto di rappresentarsi. Ma per il resto niente. Perde slancio nei sondaggi, che gli attribuiscono appena il 10% delle intenzioni di voto quando aveva ottenuto più del 32% dei voti alle elezioni legislative del marzo 2018, di fronte a una serie ininterrotta di sconfitte locali: le elezioni comunali del 12 giugno e 26 avendo solo confermato l’incapacità del movimento di far emergere candidati credibili – il movimento sta anche affrontando una spaccatura di proporzioni senza precedenti, guidata da colui che un tempo ne fu il leader politico: Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri nel governo Draghi .

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Né coesione né visione per il futuro

Quest’ultimo ha annunciato, lo scorso 21 giugno, la sua partenza dal M5S nel corso di una conferenza stampa, in particolare per il tiepido sostegno del partito alla posizione italiana nel conflitto tra Russia e Ucraina. “Basta con le ambiguità. Di fronte alla barbarie di Putin, non possiamo mostrare esitazioni”, ha accusato, di spiegare i motivi della sua partenza. Poche ore prima, al Senato, diversi tenori del M5S avevano preso la parola per esprimere, in nome del pacifismo, la loro riluttanza a un continuo sostegno militare all’Ucraina. Questa linea è quella difesa da Giuseppe Conte, ma non può essere quella di Luigi Di Maio, capo della diplomazia italiana e detentore del sostegno senza riserve all’Ucraina attaccata. Decise quindi di lasciare il M5S e di fondare una nuova formazione, “Insieme per il futuro”. Come a sottolineare che la gestione del M5S non ha per il momento né coesione né visione del futuro.

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