Burberry: un subappaltatore sospettato di sfruttamento da parte della polizia italiana

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Tradotto da

Clementine Martin

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10 giugno 2021

La polizia italiana ha arrestato una coppia cinese accusata di sfruttare i lavoratori immigrati nel loro laboratorio di pelletteria. Lì sarebbero state realizzate le borse per Burberry, secondo il mandato di arresto a cui Reuters ha potuto accedere.

Burberry – Autunno/Inverno 2021 – Collezione uomo – Londra – © PixelFormula

A Firenze, la Guardia di Finanza ha rilasciato un comunicato in cui spiega che i due cittadini cinesi sono stati incarcerati mercoledì nell’ambito di un’indagine per sospetti di sfruttamento dei lavoratori ed evasione fiscale. Misure restrittive sono state prese anche nei confronti di altri due membri della famiglia, impedendo loro in particolare di lasciare l’Italia.

Il gruppo del lusso britannico Burberry, che non è nel mirino di alcuna accusa, non ha voluto commentare subito questo caso.

Il comunicato delle autorità, che non fa il nome di nessuna delle società coinvolte, afferma che le quattro persone stanno sfruttando lavoratori immigrati provenienti da paesi come Cina, Pakistan e Bangladesh. Secondo quanto riferito, sono stati costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno per poco più di 3 euro l’ora. La polizia ha sequestrato 523.000 euro.

Il mandato di arresto, al quale Reuters ha potuto accedere, dettaglia le accuse contro le quattro persone coinvolte. Si dice che siano a capo di un laboratorio di pelletteria con sede nella periferia di Firenze e chiamato Samipell Srl, subappaltatore di Tivoli Group Spa, a sua volta fornitore di Burberry.

Tivoli non è preso di mira da queste accuse ma non ha risposto a telefonate o email di richiesta di commento. Reuters non è stata in grado di contattare i cittadini cinesi interessati dalle indagini e anche il loro avvocato ha rifiutato di rilasciare una dichiarazione in questo momento.

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Samipell è una società fondata nel 2014 ed è stata dichiarata fallita da un tribunale fiorentino nel marzo 2021, secondo il mandato.

Il procuratore generale di Firenze Giuseppe Creazzo ha sottolineato in conferenza stampa che questi arresti sono l’ultimo di una più ampia operazione volta a contrastare lo sfruttamento e il lavoro illegale in questa zona, dove si trovano centinaia di laboratori tessili e di pelletteria.

L’Italia produce circa il 40% dell’abbigliamento per i settori della moda e del lusso nel mondo. Secondo Giuseppe Creazzo, i cinesi presi di mira dall’inchiesta sono subappaltatori di una grande casa di lusso, che non ha voluto nominare.

“Non ci sono prove che la casa in questione abbia qualcosa a che fare con questo caso, quindi non darò nomi”, ha detto.

Il mandato di cattura include la trascrizione di una conversazione telefonica intercettata in cui uno degli arrestati dice a uno dei dipendenti Tivoli che, se necessario, terrà svegli i suoi dipendenti tutta la notte per colorare piccole borse “Title”, modelli Burberry venduti per circa 1.500 euro.

Il mandato afferma inoltre che la coppia cinese ha già aperto e chiuso diversi laboratori di pelletteria dal 2013 per evadere tasse e autorità, spostando i propri lavoratori e macchine da un’azienda all’altra ma mantenendo lo stesso indirizzo.

Nella vicina città di Prato, che ospita una delle più grandi comunità cinesi d’Europa, la polizia ha già sistemato a casa due cittadini del Paese il mese scorso. Sono accusati di sfruttare i lavoratori cinesi e africani per realizzare borse di lusso per Chloe. Richemont, il proprietario della casa, non ha risposto a una mail che chiedeva chiarimenti in merito.

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