“In Italia non ci aspettavamo una perdita del genere”

La vittoria dell’Italia all’Euro, il “frutto del gioco”, rischia di far rivivere la “passione” tra i giovani italiani che si sono allontanati numerosi dai club dilettantistici dopo la pandemia di Covid-19. E’ quello che si augura il presidente della federazione Gabriel Gravina, che ha rilasciato un’intervista all’Afp.

Gabriele Gravina (a destra) durante una festa dopo la vittoria dell’Italia nel Campionato Europeo.

Chiave di volta

Mentre i nazisti torneranno in campo giovedì e sabato affronteranno la Svizzera, cosa ricorda dell’incoronazione dell’euro?

“Il grande risultato di questo Euro è ovviamente di natura sportiva, con il secondo titolo continentale della storia del calcio italiano, frutto di gioco, carattere e spirito di squadra, ma anche di natura logistica, visto che allo Stadio Olimpico sono state accolte in totale 50.000 persone sicurezza (accumulata durante le partite). I quattro della Roma). È un patrimonio di interesse, passione e beneficio economico che non va sprecato, investendo su di esso per lo sviluppo di tutto il calcio italiano”.

Qual è l’obiettivo del Mondiale 2022?

“Prima di tutto dobbiamo qualificarci. La vittoria di Wembley non deve farci dimenticare che a fine 2017 abbiamo perso quell’obiettivo, portandoci al periodo più buio della nostra storia moderna. Il progetto di ricostruzione ha già ottenuto risultati importanti, ma dobbiamo continuiamo questo lavoro perché vogliamo arrivare in Qatar tra i favoriti”.

Secondo l’ultimo inventario, il calcio italiano ha perso quasi un quarto dei suoi giocatori dall’inizio della pandemia (245mila giocatori in meno tra giugno 2019 e marzo 2021, arrivando a circa 820mila). Ti aspettavi un effetto del genere?

“No, non ci aspettavamo una perdita del genere. Forse erano interessati ad altri sport, ma l’importante è che si siano allontanati dal calcio. Cercheremo di interessare ancora questi giovani. Per riportare la passione ai risultati in particolare, a questo proposito la buona prestazione della nazionale è un elemento importante”.

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L’impatto è stato anche economico, con oltre un miliardo di perdite negli incassi del calcio professionistico italiano. La partenza di Ronaldo, Lukaku e Donnarumma è la prova della debolezza del campionato italiano?

La crisi conseguente alla pandemia sarà un’opportunità per investire in primis sulla formazione e valorizzare maggiormente i giovani che potranno essere selezionati nelle nostre nazionali. Pochi dei grandi campioni se ne sono andati, ma il calcio resta uno sport di squadra e alcuni allenatori esprimono meglio le loro qualità quando non si affidano solo alle personalità. In questo senso la Nazionale è un esempio, con giocatori che si sono messi al servizio del gioco e hanno dimostrato di saper giocare insieme”.

Quali sono le soluzioni ai problemi dei club economici?

“La federazione sta facendo la sua parte, adottando regole che spingono i club a gestire con maggiore cautela rispetto a quanto fatto in passato. Per far fronte al continuo indebitamento dei club, abbiamo adottato uno standard che impone un tetto alle assunzioni dalla finestra di trasferimento , e impedisce ai club di spendere più del budget della stagione precedente, tranne nel caso di Aumento di capitale Il progetto della Premier League (che sta attuando alcuni club ricchi per aumentare le proprie risorse) è la soluzione sbagliata a un problema reale: rendere il calcio europeo più competitivo, dobbiamo creare più stabilità. Ma aumentare i ricavi non è l’unica soluzione, la sfida è il contenimento dei costi. Mi auguro un confronto approfondito tra UEFA, club e federazioni nazionali per rendere il calcio più sostenibile”.

Gli stadi italiani sono attualmente limitati a una scala del 50%. Quando sarà possibile rivederla piena?

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Dipende dall’evoluzione dei casi di Covid-19. Come nel periodo dell’Euro, guardare i tifo in campionato è stato fantastico. Mancava molto la loro passione, ma dobbiamo gestire il più possibile questa fase per non dover tornare indietro: i controlli all’ingresso devono essere molto severi e dobbiamo anche gestire il comportamento in ogni settore dello stadio come quanto più possibile”.

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