Il turco in Italia scende al Grand Hotel Budapest al Teatro Colón – News

Il turco in Italia scende al Grand Hotel Budapest al Teatro Colón – News

La ripresa di quest’opera buffa di Rossini al Teatro Colón colloca la trama, dove primeggia un cast scintillante, in un Gran Hotel Vesuvio in gran parte ispirato alle scenografie del film di Wes Anderson:

Il riferimento al cinema è presente fin dall’inizio dell’opera, con un trailer degno della settima arte, con tante cartoline dall’Italia degli anni ’50/’60 proiettate sul grande schermo (l’atto 2 ripropone l’effetto aprendo anche dopo l’intervallo con un trailer che imita i movimenti dei personaggi sulla pianta del Grand Hotel). Il sipario si apre sulle cangianti decorazioni rosse dello splendido salone dei ricevimenti del palazzo, che ricorda subito quello del Grande Hotel Budapest. Durante tutta la performance, il gigantesco palco girevole del palco rivela dall’interno la struttura del lussuoso edificio dove circolano il personale dell’hotel e i suoi clienti: scale, ascensore, camere e balconi, bar e sala da pranzo, cucine, lavanderia, sauna, sala massaggi, sala amministrativa e di riposo, ma anche una terrazza esterna con piscina.

Il turco in Italia di Pablo Maritano (© Prensa Teatro Colón / Arnaldo Colombaroli)

L’effetto visivo di questa trasposizione (non vengono mantenute le spiagge napoletane del libretto) è sorprendente: impressiona il carattere grandioso della scenografia di Gonzalo Córdoba Estevez e la messa in scena di Pablo Maritano, molto inventiva, sfrutta questo luogo di vita dove il Turk Selim resta. I costumi (Renata Schussheim) sono in linea con il dopoguerra. Se Pascià Selim è vestito, da allora snob di queste terre, in una sapiente mescolanza di stile europeo e orientale, le comparse del suo seguito con turbanti e tuniche tradizionali sono lì a richiamare più esplicitamente l’esotismo della favola. La trama, serrata in questo luogo unico ma molto diversificato, è energizzata (soprattutto per compensare la durata originale del primo atto). Questa diversificazione è resa da luci dotte (Caetano Vilela) distinte per ogni ambiente dell’albergo, ma l’ufficio degli impiegati e dei cuochi non sembra agevolato dall’oscurità del loro posto di lavoro.

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Nel calderone della fossa, lo chef Jordi Bernàcer prova a mettere in pratica la sua ricetta. Dopo un ingresso un po’ blando e noioso, l’artista spagnolo ritrova energia e colori, all’unisono con l’arredamento, che respira nell’orchestra della casa. I musicisti riescono così a collocare puntualmente dei rilievi che rendono giustizia alla commedia della favola. Nel complesso, però, le linee sono più di accompagnamento o di seguito che francamente portatrici di effetti per far vivere questo microcosmo turistico.

Santiago Ballerini, Fabio Capitanucci, Irina Lungu, Germán Alcántara, Erwin Schrott, Francesca Di Sauro, Santiago Martinéz – Il turco in Italia di Pablo Maritano (© Prensa Teatro Colón / Máximo Parpagnoli)

In scena, l’uruguaiano Erwin Schrott interpreta con grande vigore vocale e teatrale il personaggio di Selim, impetuoso ospite dell’albergo. Il suo bel turco è decorato con un tono curvo e affascinante di colore ambrato. Calda e chiara, la sua voce basso-baritono è solidamente equilibrata e strutturata. Proiezioni potenti convivono quindi molto occasionalmente con delicate fantasie nel fraseggio che vira, in modo deliberatamente caricaturale, nell’orientalismo fiorito e nelle sue sottili variazioni.

Erwin Schrott – Il turco in Italia di Pablo Maritano (© Prensa Teatro Colón / Máximo Parpagnoli)

Fiorilla, altra facoltosa cliente che Selim incontra (e brama) al Gran Hotel Vesuvio, è interpretata dal soprano russo Irina Lungu, notata e molto applaudita dal pubblico per il suo debutto in loco. Le sue pretese e incantesimi libertini trovano incarnazione in una voce acuta ma ferma e sovrana: la potenza volumetrica è palpabile, ma Irina Lungu è anche capace di fini e piacevoli abbellimenti belcantisti mettendo le sue proiezioni al servizio della frivolezza. Gli alti però vengono talvolta spinti un po’ per raggiungere la precisione richiesta, in particolare sotto l’effetto della fatica generata da un ruolo, è vero, estremamente impegnativo.

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Irina Lungu e Fabio Capitanucci – Il turco in Italia di Pablo Maritano (© Prensa Teatro Colón / Máximo Parpagnoli)

Lo sfortunato marito di Fiorilla, Geronio, è interpretato dal baritono italiano Fabio Capitanucci. La voce è chiara ma un po’ secca. Questa mancanza di morbidezza e rotondità vocale è compensata da un investimento teatrale e da un linguaggio del corpo messo al servizio della comicità del personaggio.

Il tenore argentino Santiago Ballerini regala a Don Narciso, altro ospite del Grand Hotel e amante di Fiorilla, una voce elegante, omogenea e loquace. Le sue potenti proiezioni sono facilitate da un’articolazione aperta e udibile.

Il poeta Prosdocimo, qui maggiordomo dell’albergo, è cantato dal baritono argentino Germán Alcántara. La voce, forte, rotonda e giocosa, rivela un timbro caldo da cui scaturiscono impulsi potenti ed eleganti. Le qualità vocali sono rafforzate anche da una performance teatrale che fa centro con l’espressività corporea del fumetto.

Il mezzosoprano elegante e potente dell’italiana Francesca Di Sauro presta le sue qualità di cantante e attrice a Zaïda, una bohémien già conquista di Selim. La gamma della sua voce è di larghezza e ampiezza impressionanti, il basso in particolare brilla con il suo carattere, setoso e solido.

Santiago Martínez, tenore argentino, si cala finalmente maliziosamente nei panni del personaggio di Albazar nelle vesti di un fattorino. La voce, che porta lontano e in alto proiezioni luminose, è chiara e satinata.

Il Coro, diretto da Miguel Martinéz, risplende in tutto il suo splendore per l’eleganza e la portata dei suoi interventi vocali, supportati da spettacoli teatrali che assegnano a ciascuno dei suoi membri le funzioni di cliente o di personale del Grand Hotel Vesuvio, dando credibilità in questo costante luogo commovente, come il Coro del Teatro Colón.

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Lo spettacolo, che ha saputo ritrovare il suo pubblico accorsi numeroso per assistere alla prima (anche se alcuni spettatori hanno abbandonato la sala durante l’intervallo), è stato accolto con calorosi applausi rivolti ai cantanti, al direttore d’orchestra e all’intero ensemble. .

Il turco in Italia di Pablo Maritano (© Prensa Teatro Colón / Arnaldo Colombaroli)

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