Il Traforo del Monte Bianco resta saturo e migliaia di camion sono bloccati in Italia

Il Traforo del Monte Bianco resta saturo e migliaia di camion sono bloccati in Italia

Quattro giorni dopo la grande frana avvenuta in Savoia, la circolazione stradale resta gravemente interrotta su entrambi i lati del confine franco-italiano a causa della chiusura dell’autostrada A43. La deviazione dei mezzi pesanti dal Traforo del Fréjus al Traforo del Monte Bianco ha portato alla saturazione delle zone di controllo del traffico, con migliaia di camion condannati a ore di attesa da record.

Mi ci sono volute solo 24 ore per percorrere 350 chilometri oggi“Nella zona regolamentata di Pollein, in Valle d’Aosta, 250 autotrasportatori come Gino stanno contando le ore, ore trascorse al volante, ma per lo più costanti.

Dalla frana di domenica 27 agosto in Savoia, il traforo del Fréjus è interdetto ai mezzi pesanti e il passaggio a nord delle Alpi, attraverso il traforo del Monte Bianco, è l’unica alternativa – fatta eccezione per la grande svolta sul versante mediterraneo . E il confine tra Ventimiglia e Mentone.

“Il giorno peggiore per noi è stato mercoledì (30 agosto)Con quasi 4.000 veicoli in attesa di passare attraverso il tunnel“, spiega Donato Maselli, direttore tecnico della RAV, l’azienda autostradale valdostana.Dato che la nostra zona di regolamentazione di Aosta si è saturata, le forze dell’ordine hanno dovuto lavorare per chiudere una delle due corsie dell’autostrada A5 proveniente dal Piemonte per far fermare i camion lunghi quasi 8 chilometri!

Versione confermata dai camionisti condannati al fermo tecnico: “Mi ci sono volute 4 ore per percorrere 30 chilometri.”“Spiega Jean, un autista francese.”Non vedo come potrò essere in Bretagna domani!

Un giovane automobilista italiano spiega: “Ho dovuto fermarmi a dormire in una delle corsie dell’autostrada. “Stamattina, sul mio parque nell’appartamento di oggi. E così, sono 5 ore che il feu ha fatto dietro front per entrare nel tunnel. Malheureusement, on est à la merci de n’importe quel changement the last moment”.

Dobbiamo riaprire il Frejus al più presto possibile… Oppure aprire il corridoio del Moncenisio ai camion: questo non è cinismo, ma più disperazione!

Daniele Pouget

Responsabile dei trasporti da definire a Voglans (73)

Mentre in Italia i camionisti contano le ore, sul versante francese del Monte Bianco in realtà contano. A Voglan, in Savoia, Daniel Pouget ha ancora una dozzina di autisti in vacanza. Ma da lunedì 4 settembre ci saranno tutti per tornare al volante della sua flotta di una quarantina di camion dedicati quasi al 100% al trasporto di beni industriali tra la Francia e l’Italia.

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“Mercoledì La sera ho un autista che impiega 12 ore per tornare da Santhia in Piemonte Al Traforo del Monte Bianco! (cioè 150 chilometri, ndr)”, spiega il presidente savoiardo.Ciò solleva il problema della gestione dei tempi di guida degli autisti, ma anche la questione di quale fattura presentare al cliente. Ad esempio con la chiusura del Traforo del Frejus (L’unico tunnel consentito per il trasporto di prodotti pericolosi, ndr) Per trasportare merci chimiche devo passare da Ventimiglia. Ciò si traduce in fattura in un costo aggiuntivo di 600 euro.”

Giovedì 31 agosto i governi francese e italiano hanno deciso di rinviare la chiusura del Traforo del Monte Bianco, inizialmente prevista a partire dal 4 settembre, per realizzare importanti lavori di ristrutturazione.

La notizia è stata accolta con sollievo dai professionisti dei trasporti e dall’intero mondo economico. E a maggior ragione tra i nostri vicini italiani, per i quali i tunnel alpini rappresentano la principale via di esportazione verso la Francia e il Nord Europa in generale.

Anche il governatore della Valle d’Aosta, Renzo Testolin, ha colto l’occasione per suggerire di riconsiderare la proposta dei datori di lavoro italiani di scavare una seconda tubazione nel Traforo del Monte Bianco: un’ipotesi che il governo francese da anni rifiuta di prendere in considerazione.

In Italia, quando sulle Alpi tossiscono le gallerie stradali, prende il raffreddore l’intera economia. In primo luogo perché l’Italia da sempre punta più degli altri sul trasporto su strada (l’80% delle merci italiane viene trasportato con pneumatici contro il 70% della media del resto d’Europa). PoiCome sottolinea ad esempio la Coldiretti, la principale federazione agricola della penisola: il 63% dell’export del settore agroalimentare italiano passa attraverso i tunnel alpini.

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