Il Maestro Riccardo Muti, supremo ambasciatore della quintessenza italiana, alla Philharmonie de Paris

Il Maestro Riccardo Muti, supremo ambasciatore della quintessenza italiana, alla Philharmonie de Paris

Diciamolo: a 82 anni, Riccardo Muti, che non si vedeva dirigere a Parigi da tre anni, ha galvanizzato il pubblico della Philharmonie de Paris alla guida della prestigiosa Chicago Symphony Orchestra (Chicago Symphony Orchestra; CSO) di di cui è stato direttore musicale dal 2010 al 2023. Dopo essere iniziato due giorni prima a Bruxelles, il tour europeo della falange americana, annunciato come l'ultimo sotto la direzione del maestro italiano ora direttore d'orchestra emerito, proseguirà in Lussemburgo, poi in Germania , Austria e Ungheria, per poi concludere in Italia, paese fantastico dove si svolge il programma del concerto di sabato 13 gennaio.

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È infatti da una fotografia di Castel del Monte, imponente castello medievale fatto erigere nella campagna pugliese da Federico II, che sedeva nello studio del maestro napoletano, che Philip Glass ha composto Il Trionfo dell'Ottagono, commissionato dalla CSO creata nel settembre 2023, presentato qui in prima francese. La statura dell'edificio medievale del XIII secoloe secolo (otto torri ottagonali), scoperte di notte, avevano catturato la fantasia del giovane Riccardo, che nutriva un amore duraturo per il luogo. Contrariamente alla monumentalità che ci si potrebbe aspettare, il compositore ha scritto una musica intima, affidata alle texture setose degli archi e al soffio leggero dei legni, un arcobaleno di consonanze arpeggiate, come un paesaggio morbido e immutabile i cui colori e riflessi cambiano a seconda sull'angolo dello sguardo – vibrazione di una permanenza, che termina nell'irrisolvibilità del sogno.

Disegnato da Mendelssohn durante un lungo soggiorno in Italia (dall'autunno del 1830 all'estate del 1831), il Quarta Sinfonia chiamato “italiano”, gira anche la metafora. Come al solito, Riccardo Muti utilizza un classicismo organico, privilegiando la chiarezza e l'eleganza preoccupate dello slancio e della dinamica. L'elasticità avvolgente degli archi nelle note tese, la cui perfezione e omogeneità sembrano quasi irreali, si fonde con il morbido legato della canzone e la delicata dissolvenza incrociata tra i leggii. Il secondo movimento, “Andante con moto”, e il suo ritmo di marcia, è velato da un'ombra tragica, dispiegando il canto di un corale “sacro”, il cui rigoroso contrappunto sembra evocare una certa passione di Bach.

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Espressività e spontaneità

La fluida bacchetta e i nervosi tendini del ginocchio del maestro scolpiscono poi un minuetto dai giri espressivi, colpi di corno marziale che rispondono al trillo aggraziato, quasi galante, che percorre l'orchestra come un brivido. Unica concessione all'ispirazione indigena, il vivace e vorticoso saltarelle che anima il “Presto” finale, tra festa popolare e danza elfica, di cui i musicisti di Chicago si fanno sintesi in una sapiente lega di maestria, espressività e spontaneità.

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