“I principi e gli ebrei nell’Italia rinascimentale”, di Pierre Savy: prima dell’espulsione, l’incertezza

“I principi e gli ebrei nell’Italia rinascimentale”, di Pierre Savy: prima dell’espulsione, l’incertezza

“I principi e gli ebrei nell’Italia rinascimentale”, di Pierre Savy, PUF, “Il nodo gordiano”, 300 p., 28 euro, digitale 22 euro.

Gli stati principeschi erano più favorevoli alle minoranze delle repubbliche? Questa è la domanda esplorata nel nuovo libro dello storico Pierre Savy, Principi ed ebrei nell’Italia rinascimentale. Nel quattordicesimoe secolo, mentre le repubbliche di Venezia, Genova o Firenze si rifiutavano di raggiungere gli ebrei espulsi dalle monarchie occidentali (Inghilterra, Francia, Sacro Romano Impero, ecc.), i principi del Nord Italia, come i Duchi di Milano o gli Este di Ferrara, anzi stabilita con loro condotte (contratti di installazione) ampiamente favorevoli.

Resta da capire quale fosse allora la situazione politica italiana. Approfittando della lotta tra il papa e l’imperatore, le città si emanciparono, dando vita a comuni che godettero di un’autonomia politica sconosciuta altrove. Poi entità territoriali più grandi, repubbliche da una parte, principati dall’altra, se ne impadronirono, senza farle scomparire.

Soggetti con status diversi

I principi che accolsero gli ebrei non erano re, ma grandi signori che mantenevano, come loro, sontuose corti. Quanto alle repubbliche, esse avevano poco a che fare con le nostre equivalenti democratiche, essendo oligarchiche, dominate da un’élite urbana, finanziaria e mercantile. Lo stesso valeva per i comuni, retti da cittadini facoltosi, che peraltro temevano la concorrenza delle banche di prestito ebraiche installate al loro interno dal principe. “Per fare presto, chi dice regime oligarchico dice affari, chi dice signore dice tribunale e, quindi, dice grande bisogno di soldi”da qui l’atteggiamento provocatorio o benevolo l’uno dell’altro, riassume Pierre Savy.

Il principe italiano non è un re, come abbiamo visto, e l’assenza di un’incoronazione lo esenta dall’essere “christianissimus” (“cristianissimo”), vale a dire il difensore naturale della Chiesa

Ma l’originalità del suo libro è di andare oltre questa lettura economica e di fornire un’analisi interna molto dettagliata dei diversi regimi medievali. Il principe italiano non è un re, come abbiamo visto, e l’assenza di un’incoronazione lo esonera dall’esserlo christianissimo (“cristianissimo”), vale a dire il difensore naturale della Chiesa. Gli ebrei non sono, per lui, un corpo religioso straniero da espellere, come avveniva per i reali occidentali dell’epoca. Come i re, tuttavia, i principi hanno sudditi, che hanno status molto diversi.

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