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Uno studio rivela che i telefoni Android sono impegnati nella raccolta e nella condivisione di “grandi” dati

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Uno studio condotto presso il Trinity College di Dublino ha rivelato che una manciata di popolari dispositivi mobili Android sono fortemente coinvolti nella raccolta e condivisione dei dati.

Quindi i telefoni cellulari Android condividono i dati con Google, Microsoft, LinkedIn e Facebook dove l’opt-out non è disponibile per gli utenti.

Il professor Doug Leith del Trinity College di Dublino e il dottor Paul Patras e Howie Liu dell’Università di Edimburgo hanno esaminato i dati inviati da sei diversi tipi di sistemi operativi Android sviluppati da Samsung, Xiaomi, Huawei, Realme, LineageOS e /e/OS.

La ricerca ha rilevato che anche quando il telefono è inattivo, ad eccezione di e/OS, inviano “grandi quantità” di informazioni allo sviluppatore del sistema operativo e a terze parti con app di sistema preinstallate.

Sulla maggior parte dei telefoni è prevista la comunicazione occasionale con i servizi del sistema operativo, ma lo studio afferma che il trasferimento di informazioni va ben oltre e solleva problemi di privacy.

Inquadratura di un gruppo di colleghi che utilizzano i loro smartphone in sincronia

I telefoni controllati, ad eccezione di e/OS, raccolgono un elenco di app installate sul dispositivo.

Il telefono Xiaomi invia i dati che rivelano le app che l’utente sta visualizzando a Xiaomi. Ciò può includere quando e per quanto tempo ogni app viene utilizzata al giorno e può limitare i tempi e la durata delle telefonate.

La tastiera Swiftkey per Huawei invia informazioni sull’utilizzo dell’applicazione a Microsoft. Viene visualizzato quando l’utente digita del testo, utilizza la barra di ricerca o cerca contatti.

Samsung, Xiaomi, Realme e Google raccolgono identificatori di dispositivi di lunga durata, come il numero di serie di un dispositivo, insieme a identificatori pubblicitari che possono essere reimpostati dall’utente.

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App come Google, Microsoft, LinkedIn e Facebook sono solitamente preinstallate sui dispositivi al momento dell’acquisto e raccolgono dati in background senza offrire agli utenti la possibilità di rinunciare.

Il professor Leith ha dichiarato all’Irish Times: “Penso che abbiamo completamente perso l’enorme e incessante processo di raccolta dei dati da parte dei nostri telefoni, che non può essere annullato. Ci siamo concentrati in gran parte sui cookie web e sulle app che si comportano male.

Spero che il nostro lavoro serva da campanello d’allarme per il pubblico, i politici e le autorità di regolamentazione. C’è un urgente bisogno di azioni significative per dare alle persone un controllo reale sui dati che lasciano i loro telefoni”.

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