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In Italia Enrico Leta ha chiesto il ripristino dell’imposta sulle successioni

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In una scena indimenticabile del suo film aprile (1998), l’attore e regista italiano Nanni Moretti sostituisce dal suo divano il principale leader della sinistra italiana dell’epoca, Massimo Dilima, mentre prende parte a un dibattito televisivo. “Di ‘qualcosa rimasto!”, Ha gridato in direzione del palo, mentre il leader della destra, Silvio Berlusconi, è comparso tranquillamente sullo schermo di una lunga requisitoria contro i giudici.

La scena colpisce il bersaglio perché riassume, con una meravigliosa economia di mezzi, il panico e l’indifferenza della sinistra italiana, in tutti i settori, di fronte all’efficacia del messaggio di Berlusconi. In effetti, a causa del predominio ideologico di Berlusconi e dei vincoli di bilancio del Paese, il centro-sinistra italiano ha, negli ultimi due decenni, affrontato le maggiori difficoltà nel formulare proposte economiche e sociali.

L’articolo è riservato ai nostri abbonati Leggi anche L’ex premier Enrico Leta torna a Roma per risparmiare al Pd lo scenario del “Partito socialista francese”

Su questa base, l’ex presidente del consiglio (2013-2014) e il nuovo segretario del PD, Enrico Leta, sono tornati a Roma nel marzo 2021, dopo sei anni alla presidenza della Scuola Internazionale. Gli affari di Science Po Paris, hanno voluto tornare, il 20 maggio, risvegliando un dibattito sepolto nel corso dei secoli – le tasse di successione – posto sul terreno tra le generazioni. La proposta, che ha suscitato intense polemiche in Italia nei giorni scorsi, è il culmine del suo recente lavoro, Nucleo e cacciavite (Verbatim “Soul and the Screwdriver”, Edizioni di Solferino, non tradotto), è uscito in libreria il 27 maggio.

L’esenzione è mantenuta fino a un milione di euro

Abolito dal governo Berlusconi nel 2001 – l’allora presidente del consiglio fu la prima ricchezza del Paese – e restaurato dal governo di Romano Prodi (centro sinistra) nel 2006, le tasse di successione erano particolarmente basse nella penisola. Attualmente l’erede diretto non paga niente di meno che un milione di euro e deve pagare (escluse le esenzioni, soprattutto per le quote societarie) un’imposta del 4% superiore a questa cifra.

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Per gli eredi non strettamente imparentati (oltre il quarto grado) la maggiorazione sale all’8% del totale. In altre parole, l’imposta di successione è prossima allo zero. Nel 2020 ha portato nelle casse dello Stato 429 milioni di euro (contro quindici miliardi di euro all’anno in Francia), e questo punto è oggetto di un consenso abbastanza forte nella società italiana.

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