Il “professore” Mancini ha reso l’Italia seducente e indomita

L’allenatore italiano Roberto Mancini ha preso le redini della squadra nazista dopo il miserabile fallimento della mancata qualificazione ai Mondiali 2018. Tre anni dopo, l’Italia si prepara ad affrontare la Spagna, martedì, nelle semifinali del Campionato Europeo, con un match che è durato 32 partite, e una partita che fa gola al mondo del calcio.

Da outsider ad attuali favoriti delle scommesse, questo è il cammino dell’Italia a Euro 2021. Dopo la perfetta fase a gironi, ottavi di finale contro l’Austria e soprattutto una manifestazione contro il Belgio, il Nacional si presenta a testa alta a Wembley in semifinale. finale contro la Spagna martedì 6 luglio. .

La strada che abbiamo percorso è colossale per la “Squadra Azzura” dopo lo shock di non essere riuscita a qualificarsi per la Coppa del Mondo 2018, la prima in 60 anni. Poi Roberto Mancini ha rilevato la squadra e ha costruito una macchina per vincere e brillare.


Invincibile in 32 partite

Uno dei numeri dice che il potere assoluto degli italiani sotto il professor Mancini: 32. Da settembre 2018 e 32 partite, l’Italia non ha perso. Ha ottenuto 27 vittorie, 5 partecipazioni e ha segnato 78 gol, mentre solo 9 gol subiti e 21 reti inviolate (una partita senza gol ricevuto).

La Squadra Azzurra ha le sue cinque vittorie consecutive in campionato, eguagliando la migliore striscia del campionato continentale, ottenuta da Francia (1984), Olanda (1988-1992) e Repubblica Ceca (2000-2004).

Quando aveva ‘sognato di raggiungere la finale a Wembley’, Roberto Mancini sorrideva per lo più con sorrisi educati in vista dei Campionati Europei. D’ora in poi, nessuno indosserà i guanti.

Più di 60.000 spettatori potranno assistere a Wembley per le semifinali e le finali

Tifo riconciliazione

Per i tifosi, rivedere la vittoria della “Nazionale” è stata già la prima soddisfazione, durante le qualificazioni senza stoffe dell’Euro (dieci vittorie in dieci partite), impresa riuscita solo dall’Italia al di fuori del Belgio.

A questo si aggiunge la sorpresa di vederla giocare così bene, correndo ovunque e segnando gol dopo gol durante il primo turno di sorvolare Turchia (3-0), Svizzera (3-0) e Galles (1-0).

Ma con gli incontri a eliminazione diretta, hanno scoperto che questa squadra senza molta esperienza internazionale può resistere anche alla tensione dei breakers (2-1 dopo i supplementari all’ottavo posto contro l’Austria). E anche dando una lezione, di invidia e di gioco, al Belgio, tra i candidati che hanno lasciato la strada in Francia.

“Non siamo i più forti, ma questo euro non è il più forte”, ha detto il Corriere dello Sport nel suo editoriale di sabato, e inizialmente ha accolto con favore l'”unità” della squadra che Mancini aveva costruito.

“Mancini non ha fenomeni ma, uniti, lo diventa”, esulta la Gazzetta dello Sport. “Un principio semplice, moderno e molto complesso nell’attuazione, soprattutto in Italia.”

Una squadra giovane senza stelle

Questa squadra senza grandi stelle fa affidamento su un perfetto equilibrio tra difesa solida – l’esperienza del duo Chiellini-Bonucci e la vigilanza del caparbio portiere Donnarumma – e un attacco primitivo, capace di sfondare un perno pieno con Barella e Insigne, per volare. Sulle ali con quesa e spinazzola. In mezzo c’è il duo Marco Verratti-Jorginho fondamentale nello sviluppo del gioco.


L’Italia, soprattutto, ha mantenuto la sua forza e il suo entusiasmo, anche a fronte del primo posto della classifica mondiale, che ha messo a tacere le ultime riserve di chi ha fatto notare la relativa debolezza degli avversari finora.

A Roberto Mancini piace soprattutto costruire le sue squadre su giovani talenti. Da quando ha assunto la guida della squadra, ha formato 63 giocatori diversi e ha iniziato a 33. Tra questi ci sono il titolare semi-costante Nicolo Parilla, il parigino Moise Kean, Domenico Berardi, Stefano Sensi, Alessandro Bastoni, Manuel Locatelli ed Emerson Palmieri. A volte Mancini li porta nella culla, anche senza le pepite più giovani che giocano partite di Serie A, come Niccol Zaniolo o Sandro Tonali che sono stati convocati rispettivamente a 19 e 20 anni.

All’ex attaccante piace anche ruotare la sua forza lavoro. E’ l’unico allenatore ad aver utilizzato 25 dei 26 giocatori a sua disposizione, arrivando addirittura a portare in campo il secondo portiere Salvatore Syrig contro il Galles a fine partita. Tempo di gioco simbolico che può essere spiegato dalla sua storia personale: Mancini ha sempre lottato con il fatto di non aver giocato un solo minuto dei Mondiali del 1990 organizzati dall’Italia, che in questa competizione si è classificata terza.

Ristrutturato fino al 2026

Per dimostrare la soddisfazione dell’allenatore, la Federazione italiana ha rinnovato il suo contratto fino al 2026, prima ancora dell’inizio degli Europei.

A Wembley, il “tempio del calcio”, come lo definisce rispettosamente l’allenatore italiano, spera di riconquistare la vittoria: nel 2011 ha vinto la FA Cup da allenatore del Manchester City.

Ma ha anche subito una delle sue più grandi delusioni da giocatore, perdendo con la Sampdoria nella finale di Champions League contro il Barcellona (1-0) nel 1992. È stato sconfitto anche da diversi membri della supervisione degli Azzurri, a cominciare dalla sua stessa squadra. Il “gemello” dell’attentato di Genova, Gianluca Vialli, oggi a capo della delegazione italiana. Dopo gli ottavi di Wembley – appunto – contro l’Austria, si sono gettati l’uno nelle braccia dell’altro con una furia raramente vista. Come se si sentissero come se avessero cacciato via questo piccolo e comune brutto ricordo.

Durante le semifinali, Roberto Mancini ei suoi uomini hanno avuto l’opportunità di voltare un’altra pagina dolorosa: l’umiliazione del 2012 quando l’Italia affondò contro la Spagna nella finale degli Europei (0-4). Nove anni dopo, il contesto è cambiato. È l’Italia che seduce e vince con stile.

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