Gavi, il nuovo Iniesta?

Se Gavi riuscirà a giocare questa settimana in Italia, durante la finale della Nations League, diventerà il giocatore più giovane nella storia della squadra spagnola. Questo è solo. L’ultimo diamante del Barcellona saranno 17 anni e 62 giorni mercoledì contro la Squadra Azzurra, in semifinale, o 66 giorni domenica per la finale o lo spareggio per il terzo posto (davanti a Francia o Belgio). Può anche aspettare ancora un po’ senza troppi problemi, Il record detenuto da Angel Zubieta a 17 anni e 284 giorni, dal… 1936. In piedi nelle ultime tre partite di Liga, ed entrando due volte in Champions League, Gavi sta sfruttando il contesto sempre più impegnativo dei blaugrana. La forte mancanza di personale che lo accompagna…

Un po’ come i compagni Pedri (scelto anche lui, ma alla fine ha perso) o Ansu Fati, già la scorsa stagione il ragazzo ha avuto la fortuna di arrivare nel posto giusto, al momento giusto. E così è diventato Il quarto giocatore più giovane nella storia del Barcellona e il secondo detentore più giovane del XXI secolo dietro Fati (sedici anni e 318 giorni). Sfrutta anche la voglia di Luis Enrique di rinnovare continuamente la selezione per prepararsi al futuro, mentre altri giocatori più raffinati – come Marco Asensio o Isco, ad esempio, possono essere scelti al Real Madrid. È una favola incredibile, un vero meteorite da quando Gavi è stato promosso direttamente dalla nazionale U16 ad A. Luis Enrique e dice di “non avere dubbi”.

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Residente a Masia dal 2015, all’età di 10 anni, si sente a suo agio con il piede sinistro come con il destro. Da un’altezza di 1,73 m, è inevitabilmente paragonato al suo idolo Andres Iniesta. Capace di giocare ovunque nel mezzo, la sua gestione della palla sembra unica. “Ho visto subito che avevamo a che fare con un ragazzo diverso, come ha spiegato a Confidencial il suo primo allenatore, Manuel Vasco. È stato innaturale e brutale”. Il tecnico è sempre in contatto con Gavi, e con lui si scambiano messaggi tramite messaggi. “È molto felice e grato, si ricorda di tutti noi. So che non gli dà alla testa. Continuerà a imparare, ha un buon ambiente. Suo padre non amava il calcio, ma lo accompagnava”. Meditazione.

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